Roberto Sensoni

Ulisse Schittzer...

"HOMO HOMINI LUPUS"

(Ogni riferimento a fatti accaduti o persone reali deve ritenersi casuale)

PREMESSA


Oltre duemila anni fa, un acuto abitatore della lussureggiante valle del Tevere, edotto sui costumi degli uomini del suo tempo, coniò l'adagio: "Homo Homini Lupus", volendo significare che nessuna belva è più malvagia, nei confronti dell'uomo, dell'uomo stesso.
A tutt'oggi, non v'è persona che abbia dimenticato il significato di quelle sagge parole, né alcuno che abbia mai osato contraddirle. Almeno, così ci risulta...
L'avventura capitatami nell'estate dell'anno 2001 si adeguò, in un certo senso, al significato letterale dell'antico adagio, e, addirittura, ne travalicò il senso, rafforzandolo…
Credete che ciò non sia possibile? Credete che la mia sia soltanto sciocca presupponenza?
Voltate pagina, ed iniziate a leggere. I conti li faremo alla fine...



(Dedicato a tutti coloro che non amano i propri simili)

 

 

 

PRELUDIO

 

Un insolito reperto.

 

"Senza gambe ed avambracci, eh? Cos'è, una specie di anomalia genetica?".
"Ho bisogno di condurre uno studio anatomico più approfondito, capo. Così, a prima vista, non posso sbilanciarmi. Certo che, se qualcuno gli ha amputato le estremità, ha usato una tecnica insolita. Mai vista, oserei dire... ".
"Bene. Fai pure le tue ricerche con comodo. Chiama, magari, il radiologo di turno e fagli eseguire le proiezioni più opportune sui monconi ossei. Consulta, la banca-dati dell'FBI sulla rete. Sezionagli anche il pisello, se è necessario, ma, per carità, dammi una risposta certa: o sì, o no. Capito?!".
"Era proprio quello che avevo intenzione di fare, capo. Domattina ne sapremo senz'altro qualcosa di più... ".
"Okay, ti aspetto in ufficio dopo le undici".
"Buonanotte, capo".
"Buonanotte, Max. Non ti invidio... ".
Max ebbe appena il tempo di scrollare la testa. Quando sollevò gli occhi dal cadavere, il commissario era già sparito: si era chiuso la porta alle spalle, ed era corso in bagno a vomitare...
"Eh, non li fanno più come una volta i poliziotti...! - disse, sghignazzando sarcasticamente tra sé, Elena Muller, la giovane che imbrattava il quotidiano locale con i suoi articoli di nera - ".
Si udì il disarmonico suono dello sciacquone. Subito dopo, uno straccio di uomo, con la faccia bianca come il lenzuolo di un fantasma, apparve sulla soglia...
"Commissario…! Ha forse visto il demonio?! - fece, divertita, la giornalista - ".
"Elena! Non è certo il momento migliore per incontrarti, questo… ".
"Dio mio! Ma cos'è successo?".
"Risponderei con ordine, se permetti - disse Ario Tedeschi, riprendendo un po' di colore - Per prima cosa, ti informo che non ho visto il diavolo. No, decisamente. Ho visto la sua opera, però. Ti assicuro: è veramente ripugnante. Credo poi che un'occhiata sia mille volte meglio di tante spiegazioni. Apri quella porta e vai da Max: è ancora al lavoro sul reperto, e penso che andrà avanti tutta la notte. Guarda e divertiti, ma niente foto… ".
"Credo di comprendere… ".
"No, non puoi. Nessuno può comprendere una cosa del genere… ".
Elena Muller, che già aveva appoggiato una mano sulla maniglia, si arrestò improvvisamente. Non era più così sicura di voler entrare.
Il commissario Tedeschi guardò a lungo la ragazza senza dire una sola parola. Infine, prima di andarsene, abbassò lo sguardo a terra e scrollò la testa un'ultima volta.
Forse, si era momentaneamente liberato di quelle immagini.
O forse no...

 

 


I cadaveri parlano.

 

"Uhmmm…! Guarda chi si vede…! Una ragazza viva! E carina, per giunta… ".
"Non fare lo scemo, Max. Lo sai che sono qui soltanto per lavoro… ".
"Beh…! Peggio per te. In tutti i sensi… ".
"Posso avvicinarmi, o ti do fastidio?".
"Spero che tu abbia preso un po' di Plasil, prima di venire qua. Sono stufo di veder gente vomitare… ".
"Non l'ho preso. Non sono mica un omiciattolo effeminato, io… ".
"No, eh? Bene. Avvicinati… ".
"Oh…! Ma che schifo! - proruppe la giornalista, non appena fu a distanza ravvicinata - ".
"Carino, vero?".
"E' un uomo? Intendo dire: è un essere umano, o cos'altro?!".
"Credo sia stato un uomo, molto tempo fa… ".
"Certo che ora… ".
"…non assomiglia molto ad un nostro simile. E' questo ciò che vuoi dire?".
"Mi hai tolto le parole di bocca… ".
"Osserva: gambe ed avambracci sono stati asportati, senza alcun dubbio, qualche anno fa. Lo si può chiaramente dedurre dallo sviluppo delle callosità visibili in corrispondenza dei moncherini… ".
"Vedo, accidenti… ".
"Con la stessa tecnica, sono stati asportati pure la lingua e lo scroto. Per i denti, mi sembra che siano state invece utilizzate metodiche tradizionali. Ah…! Hanno lasciato i canini, come puoi vedere… ".
"Cazzo…! E le orecchie?… ".
"Sagomate a punta, come quelle di un dobermann… ".
"Incredibile… ".
"Proseguo. Le enormi callosità di cui ti parlavo, reperibili in corrispondenza delle ginocchia e dei gomiti, insieme al collare metallico, con gancio per il guinzaglio, mi farebbero supporre che il signore qui presente, fosse utilizzato alla maniera di un cane… ".
"Vuoi dire che… ".
"Sì, il sadico individuo che lo ha ridotto in queste condizioni, lo utilizzava come un cane. Un cane da guardia, magari… ".
"Non ho parole…! Come è morto?".
"Gli hanno gettato del cibo avvelenato con la stricnina. Polpette di scadente qualità, per l'esattezza. Una morte orribile… ".
"Da cane, come la sua vita… ".
"Già… !".
"Opera di uno psicopatico?".
"Probabile. O di qualche setta di fanatici… ".
"Accennavi, poco fa, ad tecnica particolare che… ".
"Sì, le estremità non sembrano aver subito processi di taglio. Sarò più preciso quando Marco mi porterà le radiografie che ha eseguito pochi minuti fa. Puoi aspettare?".
"Certo! Questo sarà uno scoop favoloso. Non ho alcuna intenzione di perdermelo… ".
"Vacci piano con queste cose, Elena. Se sbagli una mossa, passi dagli altari della gloria direttamente alla galera o al cimitero… ".
"Sarò prudente".
"Me lo auguro per te… ".
In quel preciso istante, nemmeno fosse stato chiamato, entrò Marco Spini, sventolando con foga le pellicole ormai essiccate.
"Abbiamo novità, a quel che vedo - fece Max, gettando via il bisturi e togliendosi i guanti di lattice - ".
"Novità di un certo rilievo, anche... ".
"Non farci stare in ansia - osò Elena, staccandosi, dal lavabo metallico al quale si era appoggiata e recandosi incontro al nuovo arrivato - ".
"E' meglio che vi mettiate comodi: - sogghignò il radiologo - la cosa non sarà breve... ".
Inconsciamente, Max gettò un'occhiata all'orologio sulla parete (erano le una e trenta del mattino...). Rassegnato, sospirò pesantemente, si grattò il vertice del cranio, e si sedette incrociando le gambe.
La giovane cronista, un po' spaesata, fece altrettanto.
Marco accese il diafanoscopio, vi inserì le lastre, e cominciò a parlare...
Due ore dopo, la meccanica di quelle orrende mutilazioni era svelata.
I cadaveri, a modo loro, parlano…


 

Necrosi ischemica.

 

"Necrosi ischemica ottenuta mediante applicazione di un laccio a tensione regolabile?! Ma è assurdo! Ci sarà voluto un tempo lunghissimo... ".
"Circa un paio di mesi, commissario. C'è un interessante articolo, pubblicato su Lancet del 16 ottobre 1949, che... ".
"Oh...! Lascia perdere le fonti. Dimmi, piuttosto: è un dato attendibile?".
"Senz'altro, capo. L'articolo riporta studi condotti in vivo nei campi di sterminio nazisti. Sapete quanto era precisa quella gente... ".
"Fammi capire. Qualcuno avrebbe tenuto segregato questo individuo per alcuni mesi, gli avrebbe applicato alle estremità dei lacci a tensione regolabile, dove avrebbe provocato la morte dei tessuti per mancanza di apporto sanguigno. Lo scopo?".
"Quello di ottenere un'amputazione pulita, senza utilizzare quegli strumenti chirurgici che, probabilmente, non possedeva… ".
"La vittima deve aver sofferto non poco… ".
"Dopo la prima settimana, sempre secondo il Lancet, il dolore scompare del tutto. L'arto ischemizzato va in gangrena e, trascorsi un paio di mesi, interrottasi persino la continuità dell'osso sottostante, cade senza alcun intervento esterno, lasciando un moncherino pressoché perfettamente suturato…".
"Geniale! Notizie del cane? Cioè, del… ".
"Uomo di etnia mediterranea, dell'apparente età di 35-40 anni, sano. Morto per avvelenamento da stricnina. Non sappiamo altro".
"Vai pure, Max. Grazie di tutto. Prenditi un paio di giorni di vacanza, ma tieni acceso il cellulare, intesi? Può darsi che mi venga in mente qualche domanda da farti… ".
"Bene, capo. Credo che me ne andrò al mare. Ho una piccola casa a Bonassola, e… ".
Ario Tedeschi lo salutò con un gesto della mano. La persona che gli parlava attraverso il telefono sembrava catturare tutta la sua attenzione…

 

 

 

La solitudine del commissario.

 

"No, signor Prefetto. Non risulta essere un'anomalia genetica. Paiono lesioni volontarie inferte con una tecnica manipolatoria del tutto particolare. Come?! Ah, sì! Certo... farò del mio meglio, ma il caso si dimostra assai diff... Va bene! Entro la settimana. Certo, certo: la stampa, i mass-media... Stia tranquillo. Se ho qualche traccia? Beh, sì, naturalmente. Anche se... Come?! Fornire la versione del mutante?! Ah...! Dare la colpa all'inquinamento...! Sì, sì...! L'uomo-lupo! Servirà a tenere tranquilli gli onesti cittadini nel periodo pre-elettorale...! Il Presidente in persona si è scomodato per...! Certamente…! Le do la mia parola che... ".
Ario staccò all'improvviso la cornetta dall'orecchio ed iniziò a tambureggiare con il ricevitore sul palmo dell'altra mano. Le sue gambe si appoggiarono sulla scrivania, mentre la schiena si adagiò all'indietro a cercare la posizione più comoda...
"Ha riattaccato quel figlio di puttana... ".
"Bisogna capirlo, dottore. L'opinione pubblica... ".
"Esposito! Chi ti ha dato il permesso di entrare?".
"La porta era aperta, e così... ".
"Va bene, già che sei qui, sentiamo quello che hai da dire... ".
"Sono venuto a chiederle una licenza, commissario. Mia moglie ha avuto il suo primo bambino, e così… ".
"Tua moglie, eh? Speriamo sia anche tuo, almeno…!".
"Come dice, capo?".
"Niente. Lascia perdere. Quanti giorni ti servono, accidenti? Lo sai che mi lasci praticamente solo, proprio nel momento peggiore?".
"Me ne basterebbero quindici… ".
"Va bene, va bene. Vai pure a raggiungere la tua mogliettina. Si trova in Calabria, mi pare… ".
"Sì, ha voluto passare gli ultimi giorni di gestazione a casa dei genitori. Sa, questioni di sicurezza… ".
"Capisco. Avvisa quel salame del tuo collaboratore, il brigadiere (come cazzo si chiama?)… ".
"Intende Paternò, per caso? E' in malattia, commissario: lo hanno operato giusto ieri per un attacco di appendicite… ".
Ario Tedeschi riappese finalmente la cornetta, e si passò una mano fra i capelli. Sbuffò.
In un impeto di rabbia, strappò l'apparecchio, con il suo cavo, dal muro, e lo gettò addosso al maresciallo Esposito.
"Vai, accidenti a te! Vai! So che in Calabria non è facile trovare un telefono. Te lo fornisco io. Ogni tanto, però, dammi una chiamata. Intesi?! Ora basta! Toglimi davanti il tuo brutto muso, e vai! Vaiiii…!".
Esposito raccolse il telefono, lo mise sotto l'ascella, e se ne andò con un accenno d'inchino…

 

(Segue...)